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In risposta a: del
Il militante
AUTORE: Cimosco
email: -
12/1/2015 - 18:09
Quel giorno passò rapidamente e nel cielo vespertino, striature vermiglie tinteggiarono la tavolozza di quell'azzurro sfocato.
Stava riattaccando la cornetta quando le ultime parole di Giorgio echeggiarono e volevano dare un senso altisonante e quasi solenne al discorso: "se uno non è disposto a lottare per le sue idee o non valgono..." evocando esplicitamente il poeta americano ( miglior fabbro e scopritore di talenti)..
Era un pò emozionato e un pò inadeguato all'aspettativa che quelle parole sembrava riversassero nel suo animo; quasi a voler insufflare quello che altri pensavano che lui credesse sul serio, nell'azione! ..
Aveva incontrato Giorgio nei corridoi tappezzati di slogan antifascisti e veteromarxisti della facoltà di Scienze politiche, in quelle aule un pò stantie dove l'atmosfera satura di citazioni, di idealità e piccole scorribande di vari ideologizzati neofiti si accalcavano ai tavolini di turno dove potevi scorgere frasi più arcaiche e lontane dal tempo e icone rivoluzionarie: Gruppo Stalin, socialismo rivoluzionario ecc..mentre i volti dei condottieri sembravano dei fari per falene impaurite e a caccia di identificazione. Lui no, voleva essere sebastian contrario, non ci stava ad intrupparsi in modo troppo facile alla moda del gruppo, lui cercava altro, era attratto e ne aveva anche paura da altre voci, da altri lidi più ostici e scomodi, da altri ritrovi. Era un periodo spartiacque nella storia della nostra giovane repubblica, stava per concludersi un ciclo nel modo meno brillante per una classe politica corrotta e autoreferenziale che aveva traghettato il paese nel periodo dove era ancora possibile fare i soldi e spendere con leggerezza senza pensare alle conseguenze pesanti che sarebbero intervenute per una generazione poi chiamata perduta..( mani pulite)
Quando si trovava insieme agli altri avvertiva una certa incongruenza fra il suo atteggiamento apparentemente sicuro e spavaldo improntato alla serietà e lealtà e quello che sentiva nel suo animo; quella paura di essere scoperto debole, quella continua difesa dal manifestare la sua solitudine e ricerca di amicizia nel posto sbagliato con persone sbagliate.
Giorgio sembrava il tipico militante o militonto pieno di sicumere che con il paraocchi non si accorge delle sfumature, tira dritto come il suo storico idolo, che cercava di catalizzare l'attenzione e persuadere di essere nella ragione su quello che accadeva nel paese. Ma quella dissociazione che provava dai suoi più genuini sentimenti veniva per poco ripagata dalle apparenti dichiarazioni di forza che in quel filone si cercava di prodigare, attraverso i loro riferimenti dal comandante Codreanu, al samurai Mischima, da Brasillach, La Rochelle, Celine, a Primo de Rivera..
Quei banchetti avevano certi libri che non trovavi nei circuiti normali.
Anni dopo si sarebbe imbattuto in una celebre frase del filosofo M de Unamuno che alla provocazione del generale Millan Astray all'università di Salamanca avrebbe risposto così: Voi vincerete perché avete più forza bruta di quando sarebbe necessario. Ma non convincerete. Perché per convincere occorre persuadere. E per persuadere avrete bisogno di ciò che vi manca: la ragione e il diritto alla lotta. ..
Forse sentiva che dove stava lui non c'era la ragione ma solo una ricerca di emozioni forti, il diritto alla lotta sarebbe stato quello per una società più giusta dove i diritti costituzionali venivano vissuti appieno ma ancora sarebbe stato un cammino di maturazione . Quelle ingenue idealità da ambo le parti verranno poi risucchiate dalla discesa in campo del partito marketing, dell'uomo che più di tutti riassumeva il proprio interesse a scapito del bene comune diventando e dando il nome al periodo : il berlusconismo..
In risposta a: del
31 dicembre....
AUTORE: Anna Saracini
email: [protetta]
30/12/2014 - 17:04
L'ultima bottiglia
di champagne
si diffonde nell'aria
in una schiuma bianca
festosa...
E le risate
mi giungono lontane
come in una poesia
stracciati
come un abito vecchio.
Vorrei
unirmi a loro
a tutti
a te
Non posso........
In risposta a: del
agosto
AUTORE: Anna Saracini
email: [protetta]
30/12/2014 - 16:54
È tornato agosto a Treppio
il primo.
La casa è piena di te
se mi fermo un attimo
sento la tua voce
La tavola
con i piatti a righe blu
la tovaglia a quadri
...le quattro stagioni di Vitali
Le grida dei ragazzi
ormai grandi
le voci degli adulti
ora vecchi.....
E tu
dove sei?
Ovunque volgo lo sguardo.
Il Pranzo È finito.
Dentro di me soffoca un grido. ..
Babbo
anche a me il cocomero
quello lì!
Quello più grosso!
In risposta a: del
Natale
AUTORE: Massimiliano Filippelli
email: -
19/12/2014 - 16:35
"Ecco sto alla porta e busso"..
Siamo sospesi nelle tante possibilità,
che ogni giorno ci offre la Vita per incarnarci, approdando a quel lido dove
possiamo manifestare pienamente la nostra umanità! Fuori può esserci la mano tesa del mendicante che chiede non solo moneta ma uno sguardo che gli restituisca l'umanità rubata, la rabbia del disoccupato che gli viene negata la dignità, l'emigrante smarrito che chiede ospitalità. La Festa dell'uomo nuovo rinasce ogni anno per indicare un altra direzione, rinnovare una speranza nei cuori infiacchiti dall'abitudine, assuefatti al rito, dove il senso vero viene sottratto da una grande persuasione al consumo.
Il tempo sottratto all'incontro è tempo non vitale, ogni oggetto acquistato costa il mio tempo per averlo, nel circolo vizioso per possedere e poi distruggere dove però gli altri sono secondari...
Natale, possa splendere nei cuori piegati la luce e il calore di un banchetto dove non è importante il regalo ma la tua presenza perché la comunione sia viva e non alienata dalle cose. "Eccomi"...
il miracolo di un punto finito che accoglie l'infinito, di un incontro da cui tutto ha inizio, ecco il mistero che ci sorprende e in quel nome accorriamo per trovare riscatto dai nostri mali e sperare nell'abbondanza che solo le sue parole possono portarci, "da chi altri andremo"..
In risposta a: del
Una candela accesa
AUTORE: Massimiliano Filippelli
email: -
17/11/2014 - 16:12
La giornata volgeva al termine e nel crepuscolo sentiva nell'aria un qualcosa di malinconico che empiva sempre più il suo animo di una dolce mestizia.
Forse il cielo piovoso, quella cappa plumbea sembrava coprire le sue inadempienze che si rimproverava, giustificandosi per il mal tempo, forse si sentiva separato dagli altri che come lui lottavano per la loro conquista di un presunto posticino più riscaldato, più soleggiato ma che alla fine li portava ognuno distante da sè stesso e dal resto della comunità.
Era il modo di vita odierno che aveva creato un disumano modo di rapportarsi agli altri dove il senso della comunità si era logorato e aveva preso il sopravvento un andare avanti per sè stessi e per i propri cari.
L'umido penetrava nelle ossa, la pioggia
scendeva dando il senso dello scandire del tempo; ricevette una telefonata da un suo caro amico e un piccolo raggio di sole riscaldò l'animo poi tremolanti parole cadevano nel vuoto per lasciare una insoddisfazione latente.
Si scioglieva una esitazione, penetrava qualcosa nelle giunture, si sfaldava nell'acqua piovana quella certezza di un duraturo modo di sentire o di esserci.
Desiderava quasi qualcosa d'indistinto e non definibile, qualcosa portato via dall'acqua, che scorreva e voleva tenerlo per sé: ma tutto scorre si ripeteva pensando ad Eraclito.
Continuava a piovere e dentro una piccola tenue luce cominciò ad illuminare i suoi pensieri; se una candela accesa si consuma e fà luce in una stanza non è meglio parlare di quella che del buio stesso...
Si ripromise di fare qualcosa di gratuito senza pensare ai suoi crucci.
Se fosse andato per svolgere un servizio si sarebbe accorto di altri che come lui avevano bisogno di una mano, di uno sguardo, di una presenza.
In risposta a: del
pensiero
AUTORE: maria cristina
email: [protetta]
8/11/2014 - 18:55
…e penetrante, sordo,
come una folata di storni
che arriva
improvvisa,
un pensiero mi prende.
E’nero pari a questi uccelli
che guardo rapita;
si svela compatto, cangiante,
più denso, meno denso;
e come loro, cambia,
improvviso
la direzione del volo;
scompare…
mi lascia una lieve inquietudine
In risposta a: del
Silenzio
AUTORE: Anna
email: [protetta]
27/9/2014 - 11:50
Il mio silenzio
lo trovo qui
abbracciata da rami
ricoperti di foglie
verdi
Mi arriva ovattato
il ronzio di una mosca
che torna tutti gli anni
a farmi compagnia....
Guardo fuori
da questa finestra
che mi ha visto giovane,
.......tutto sembra essersi fermato!
soli io vado avanti e non mi fermo!
Confusa da voci, suoni, emozioni,
arrivo qui
e mi affido a questo silenzio!
Dedicata al paese che amo:
Treppio.
In risposta a: del
dopo di te...
AUTORE: anna
email: [protetta]
27/9/2014 - 11:40
Mi sono lasciata vivere
da giorni infiniti, lunghi,
da ombre
larghe, strette......
Mi sono lasciata vivere
da emizioni violente
da dolcezze infinite .
Mi sono lasciata vivere
da lacrime e sorrisi...
Mi sono lasciata vivere
in attesa di......niente!
AUTORE: Massimiliano Filippelli
email: -
21/9/2014 - 16:42
Eravate come sentinelle al monte,
contorte braccia a serrare ogni via di fuga; foglioline roride di rugiada.
Una distesa per torchiare in quelle ore
l'agonia di fronte al bivio.
Ognuno in quella notte!
Piccole notti per ogni scelta!
nell'intrico del cammino,
Grandi scelte in quelle notti.
Da quella prima notte oscura,
non sarò mai solo,
se potrò stringere
ogni volta, quella prima mano
inchiodata.
In risposta a: del
Il Gingillo
AUTORE: Massimiliano Filippelli
email: -
2/8/2014 - 16:55
Stava uscendo in strada con in mano il solito gingillo elettronico che la teneva informata sul resto dei suoi soliti contatti!
Le cuffie bianche e il filo penzolante; fuori c'era un pò di gente, coppie giovani con la carrozzina, qualche anziano che passeggiava lieto del tempo più stabile e soprattutto molte sue coetanee che riproducevano la solita immagine autistica e solitaria noncuranza di chi avessero vicino.
Qualche espressione dello sguardo compiaciuto nell'abbassare lo sguardo al piccolo quadrante ci dava l'indizio di una soddisfazione intransitiva che gioiva del suo gingillo pieno di possibilità che il precedente apparecchio appena cambiato non le permetteva.
Stava passeggiando con la mano leggermente sbilanciata come tenesse
il suo scudo protettivo, un elmo digitale che la mettesse a pari di chi incontrava senza sentirsi fuori,
inerme privata del guscio, quasi una lumaca...E mentre andava non si accorgeva di chi le veniva incontro,
non alzava lo sguardo alle case, alle strade, agli alberi, all'uomo che camminava in senso contrario, fino al momento di sfiorarsi. Era talmente presa dal suo piccolo schermo che la realtà sembrava ridotta ad una spiacevole incombenza per portare in giro il suo gingillo, trastullarsi con lui
forse anche sedurlo con ammiccamenti sensuali...Quante possibilità di contatti le si aprivano davanti, rimanendo comodamente a casa, quante possibilità che poteva sfruttare.
Eppure sentiva di essere isolata, di aver bisogno di quel gingillo per uscire in strada, di esibirlo come un piccolo trofeo chiudendosi appena non fosse riconosciuta, anzi mostrandosi indisponibile nella sua beltà autosufficiente! E se anche dall'altro capo della strada fosse venuto Qualcuno con in mano dei doni freschi per lei, non l'avrebbe riconosciuto perchè troppo intenta a controllare i suoi soliti contatti..
AUTORE: Massimiliano Filippelli
email: -
26/7/2014 - 16:06
Grida il tuo lamento
perché geme dentro,
spandi il grido,
fa eco al rumore chiassoso del mondo.
Grida la tua rabbia per ciò che non è
e poteva essere, realizza la tua umanità,
sotto i cieli cupi di questo mondo.
Grida l'ingiustizia che vedi,
per la privazione dell'essenziale,
è stato rubato il futuro,
si nasconde la verità!
Grida la tua umanità ferita,
nel silenzio dei buoni, di quelli
che non si scandalizzano più!
A chi va bene tutto purché
non si tocchi il loro piacere.
Grida , grida non tacere fino a star male
esci allo scoperto, esci dall'indifferenza
non gemere in silenzio facendo finta.
In risposta a: del
Sisifo
AUTORE: Massimiliano Filippelli
email: -
16/7/2014 - 16:38
Se si auscultasse il termometro della gioia odierna sarebbe difficile non riscontrare una carenza profonda di armonia, di semplicità, di verità nelle relazioni e al contrario fretta
poca autenticità e molta paura di non farcela nella battaglia quotidiana per la competizione.
Se il sistema è strutturato per dividere e creare disarmonia, il singolo risvegliato sentirà tutta l'inanità di quella lotta che dall'esterno gli viene inculcata e andrà avanti cercando quelli simili
a lui che considerano questo modo di andare avanti assurdo. La fatica di Sisifo a chi giova? I sempiterni calli dell'umana cura, se non c'è un senso e una direzione!. Isolati con un pò di "roba" messa da parte pronti a difendersi ma con dentro tanta solitudine. La disarmonia urla per le strade, qualche risvegliato ne ascolta il grido, altri già zombi non si accorgono dello stridore perché ne
sono troppo dentro.No, l'anelito alla pienezza non si tace facilmente,
diverse volte busserà alla porta dell'anima, cercando di risvegliare la coscienza e anche se la troverà sprangata ritenterà più volte prima
di acquietarsi. Com'è difficile trovare un uomo completamente felice! Ne avrete fatta esperienza'? Spesso sono invisibili e non lo penseresti..
In risposta a: del
L'incontro
AUTORE: Massimiliano Filippelli
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30/6/2014 - 15:10
Quel giorno era emozionato, sentiva che andava da una persona importante, che ci teneva, che aveva chiesto d'incontrarla ma era un pò esitante per via di qualcosa che sentiva dentro. Forse un leggero senso di indegnità, un piccolo malessere causato da un periodo inattivo, un senso d'inferiorità per tutto questo tempo vuoto! Chissà, ma comunque aveva risposto al suo appello, era felice d'incontrarlo.
Si, quel caloroso sguardo lo avrebbe rivisto, quella voce flebile ma dolce come una bevanda al miele l'avrebbe riascoltata e soprattutto l'attenzione!
Così il giorno convenuto si diresse al palazzo in un grande viale pieno di traffico, una zona periferica della città. Sull'autobus pieno di gente esotica guardava fuori, e cercava di ricordarsi l'uscita.
Finalmente si ricordò bene dove stava, e scese alla fermata giusta.
Si diresse al palazzo e suonò.
C'era un egiziano che stava pulendo i vetri, lo guardo in modo interrogativo, e dopo gli rivolse due parole per dire dove stava andando? "Salgo da un signore" rispose in modo un pò evasivo e anche leggermente irritato per la diffidenza dimostrata.
Prese l'ascensore salì al piano e poco dopo si aprì la porta.
Lo accolse con un dolce sorriso e le sue mani si strinsero con le sue, fino al tavolo. L'accoglienza calorosa e quasi trepidante gli addolcirono i tratti, sentì scendergli nell'animo un senso di pace e quella sensazione di disagio sparì di colpo. "Allora come stà il nostro amico?" esordì, lui disse del suo ultimo incontro con l'amico in comune.
Il suo viso segnato dagli anni e però fieramente fresco nella continua disposizione verso la vita, lo fissava dolcemente e gli disse: "Tu devi scoprire chi sei?" Già quelle parole e quell'attenzione lo emozionarono, sentiva che non poteva barare con il tempo, e che era sua responsabilità trovare qualcosa in cui lui si sentiva bene. Faceva caldo nella stanza, le pareti erano pieni di libri stipati in una vecchia libreria, e alcuni quadri davano un leggero tocco artistico all'ambiente, fuori qualche rumore di tram ..
Era contento e si disse che gli incontri sono il sale della vita..
In risposta a: del
Tempo per amare
AUTORE: Massimiliano Filippelli
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28/6/2014 - 19:36
Questo è stato!
Difficile amare o stare in questo
tempo d'incertezza dove duole
o sparisce il senso dell'amore.
Ma io, che cerco di aggrapparmi
al tempo, sono solo insieme agli
altri che hanno paura!
In questa fiera paurosa,io traggo
da me pena e miseria per diventare
amore.
E mi illudo che ieri sia pura illusione nella somma dei giorni,
non Vita del mio tempo per dare
carne al senso del giorno.
In risposta a: del
L'uomo delle schede
AUTORE: Massimiliano Filippelli
email: -
9/6/2014 - 12:25
Stava di nuovo rovistando nel portafoglio per vedere se aveva
un'altra scheda, un ennesima scheda
da 2,50 per telefonare a Marco, era da molto tempo che non lo sentiva;
chissà cosa gli avrebbe detto!
Si era fermato vicino alla cabina,
aveva alzato il ricevitore per constatare che l'apparecchio fosse funzionante, visto che qualche volta era rimasto fregato., sì perfetto!
Poteva infilare la scheda, e comporre il numero di Marco, aspettare trepidante e piacevolmente
assorto che la voce calda e napoletana del suo amico lo isolasse
dall'ambiente circostante, trasportandolo in una terra d'unità,
in un abbraccio fraterno.
Le macchine passavano con i fari accesi, disegnando sull'asfalto
bagnaticcio della prima pioggerella autunnale, le scie delle gomme, le case vicino e pochi passanti che c'erano davano un'impressione di struggente malinconia.
Il telefono squillava a vuoto, la voce di Marco non si annunciava;
abbassò la cornetta con l'animo un pò frustrato!
Pensava a chi poteva chiamare per lenire quel senso d'angoscia che era riemerso da un pò di tempo, chi poteva sentire per scambiare
due parole autentiche in questa giostra di chiacchere insulse, dove i cliché e le banalità lo stavano soffocando.
Rimise le mani in tasca per cercare dei numeri di telefono, prese la sua agendina e dentro la cabina leggeva, guardava..
La cabina era come un abitacolo in una terra di nessuno dove leggero come una farfalla pensava di volare da un numero all'altro..
In risposta a: del
La porta aperta
AUTORE: Massimiliano Filippelli
email: -
3/6/2014 - 12:32
"L'inferno è non amare più",
per contrasto il gelo nell'indifferenza quando fuori il calore incantato disincanta nel muto andare avanti. Così si costruisce gradualmente il nostro piccolo inferno conoscendo i soliti percorsi, incontrando le solite persone, nell'illusoria compensazione che niente di grosso cambi mantenendoci come eravamo.
Ma il tempo inesorabilmente scava,
corrode, lo sciabordio delle acque scavano sulla consunta pietra dello scoglio, creando anfratti e modellando la fisionomia.
Il nostro paesaggio interiore muta,
come mutano le stagioni, lo sguardo
cerca altre cose o si accontenta.
Che fatica mantenerci desti, è più facile scivolare lungo la china del torpore, dare sfogo a quelle passioncelle che possono, umili surrogati, darci un pò di felicità
senza sacrificare troppo l'immagine che abbiamo di noi stessi. Che fatica mantenere una certa tensione
spirituale sospesa sopra il baratro della tentazione del nulla che ci lascerebbe dare libero sfogo alla nostra natura più istintuale. La tentazione di perdersi è ovunque, come una polvere sottile che si deposita sulle strade mentre cammini e incroci viandanti addormentanti o mendicanti di luce che si aggrappano ai lembi del primo disposto a dare un pò di speranza.
Sulla strada, incontri la Vita,
fuori dai recinti della sicurezza e della garanzia, dalla naftalina delle tue paure, allora si spalanca una piccola vertigine, una breccia, una feritoia nel muro ispessito dal tempo delle tue abitudini che come liane indurite hanno soffocato i palpiti genuini del tuo cuore.Un parola mozzata, uno sbrego alla rete invisibile che ci avvolge e nella falla ti senti libero di afferrare un segreto, di nominare per te una parola nuova che chiami per la prima volta dopo l'indolente avanzare dei tuoi anni. Quante volte avevi sospirato per liberarti dalle tue paure, per sentirti leggero; nei molti incontri ti è continuamente data la chiave per aprire la porta chiusa, che solo tu puoi aprire,
dando fiducia alla Vita. Un "passo nuovo" è quello che fa più paura,
come Pietro che scende dalla barca
incontrando lo sguardo del Maestro,
vincendo le sue paure fino a quando non riguarda sè stesso. Sboccia ogni primavera quando un germoglio è accolto e custodito nel cuore, quando il sorriso di un bimbo illumina l'oscurità di una mestizia prolungata, quando una promessa ha il suo compimento, quando la mano stringe nel calore l'altra mano infreddolita nel gelo dell'indifferenza, quando un abbraccio scioglie una tensione..
In risposta a: del
Il sogno
AUTORE: ALBA
email: -
20/5/2014 - 15:28
Con gli occhi dei sogni vedo una terrazza che si affaccia sul mare. Un tramonto bellissimo, le luci della sera illuminano coppi di gerani che circondano un tavolo apparecchiato per due. Due calici. Un'atmosfera dolce. Un uomo e una donna si guardano negli occhi, sorridono. Sono complici, amici, amanti. Non sono più giovani ma il loro è un amore solido che ha affrontato tante bufere e che finalmente è approdato in un mare sicuro. Dopo il lungo viaggio della vita sono tornati ad essere in due, come tanti anni prima. Ecco il mio sogno e in questo sogno il volto dell'uomo è il tuo.
ALBA
In risposta a: del
A i miei figli
AUTORE: ALBA
email: -
15/5/2014 - 11:52
Sento un dolore grande stringermi il cuore.
Avrei voluto offrirvi il massimo, spianarvi la strada, farvi camminare su prati verdi
e, invece,
la vita mi ha intrappolato e arranco sempre più disperata verso una vetta lontanissima di cui non si vede la fine.
Il mio grande rammarico è non potervi aiutare come meritate e come dovrei.
Vi chiedo perdono. Una mamma
In risposta a: del
il bel giorno
AUTORE: Massimiliano Filippelli
email: -
15/5/2014 - 10:18
Si destò, fuori il cielo azzurro era una manto così terso che sembrava del colore del copricapo nel dipinto celebre della Madonna di Antonello da Messina, qualche refolo di vento smuoveva qualche fogliolina, e le campane davano il tocco dell'ora.
L'aria mite di maggio e il tepore sopraggiunto addolcivano lo sguardo, tutta la vegetazione sembrava ridestarsi dalla coltre letargica dell'inverno e la vita riprendeva il sopravvento sulle foglie marcite d'autunno.
Fecce tinnire sulla mano simbolicamente il tesoro dei suoi anni, nel setaccio del tempo, quali pepite d'oro di cui andar fiero!
Oggi era il suo Natale, il giorno mostrava la sua clemenza,un ombra pesava sul cuore, ma nel complesso
sentiva che la magnanimità del grande fiume lambiva le sue sponde senza isterilire la sua sete di Vita autentica. Quanti incontri, quante
occasioni forse in germoglio non sbocciate per la paura di abbandonarsi, quante persone che avevano lasciato una traccia di luce
nel cammino.
Si destò con il proposito di rendere grazie al giorno, alla Vita, alle tante volte che la mano amichevole aveva portato nutrimento., alla responsabilità verso quei volti che aveva interpellato e che oggi risplendevano della luce cercata e custodita. Fuori la Vita aspettava di essere accolta e trasmessa,il suo contributo avrebbe trasformato il bruco in farfalla per volare e gustare l'esistenza.
In risposta a: del
Ti stringo le mani
AUTORE: Massimiliano Filippelli
email: -
8/5/2014 - 23:16
Mi preme la guancia
della tenerezza,
fuori il gelo, i suoi occhi mi
fissano nell'anima e fuori si riscalda a poco a poco, si scioglie
la tensione.
Poi ho visto scorrere nei tuoi
sguardi qualche lacrima d'attesa;
all'improvviso è mutato il tuo sorriso.
Ti stringo forte, per non lasciarti
andare via, la tua anima illuminata
non vuole spegnersi,
accarezzo le tue guancie lisce e
innumerevoli baci ti coprono la pelle.
Non ti lascio andar via,
so del gelo perché conosco
lo stare ad aspettare.
Ti stringo le mani, raccogliendo
il tuo sospiro e le tue lacrime
nel mio cuore.
In risposta a: del
Il tempo è un battito d'ali
AUTORE: ALBA ZAMPONI
email: -
5/5/2014 - 12:01
I miei occhi ti vedono ancora bambino attaccato alle mie gonne .
Ti vedono bambino e fragile. La tua manina stretta nella mia.
I miei occhi ti vedono bambino stretto a me in cerca di sicurezza e di amore.
Sei ancora il mio " topo" eppure a breve sarai babbo.
Il tempo è stato un lieve battito di ali.
Una mamma
In risposta a: del
RINASCITE
AUTORE: Massimiliano Filippelli
email: -
16/4/2014 - 8:57
NON TOGLIETECI LA SPERANZA
IN QUESTO SOLE COSI'NUOVO,
NEL NUOVO GIORNO CHE MAI
SI RIPETERA'.
PASSIAMO LIEVI NEL FULGORE
DI QUESTA LUCE CON LA NOSTRA
ANSIA DI PIENEZZA,
PASSIAMO CON IL DESIDERIO
DELLA BELLEZZA!
NON TOGLIETECI QUESTA SETE
RINNOVATA, QUESTO ANELITO DI
COMUNIONE, QUESTA DOLCE SAZIETA'
SAREMMO SOLO DEI MORTI
CHE CAMMINANO NEL SOLE,
DI QUESTO GIORNO SEMPRE RINNOVATO,
SENZA LA NOSTRA BELTA'!
AUTORE: ALBA
email: -
1/4/2014 - 12:56
Una giovane donna culla
la propria bambina.
La bambina ormai donna culla la madre
tornata bambina.
Il cerchio della vita si chiude.
In risposta a: del
IL CORAGGIO DI AMARE
AUTORE: ANDREA
email: -
11/3/2014 - 11:33
Se penso a tutti quelli che soffrono la fame mentre io sono qui dentro una casa, mi vengono i brividi e mi fermo a riflettere, perché non c'è niente al mondo che può togliere ad un grande cuore il coraggio di amare!
Alzo gli occhi al cielo e vedo una grande stella, è questa la ragione per cui la nostra terra è bella e se un gabbiano vola via senza fare ritorno tu vai tranquillo non ci pensare, lo rivedrai un giorno!
In risposta a: del
La forza della fragilità
AUTORE: Massimiliano Filippelli
email: -
25/2/2014 - 14:41
Naufraghi di speranze, monadi sigillate che avanzano per la strade con il freddo asettico lume dello schermo dipendenti da contatti fasulli.
Fragili come vasi di terracotta,
ci appoggiamo a qualcuno per dare prestigio al nostro cammino poi avanziamo ancora più soli di prima
a mendicare ancora qualche briciola di rapporto da altri naufraghi, che intanto annaspano nei flutti dell'incomprensione o della trascorsa crisi. Scempio di rapporti, nelle parole focomeliche
che non riescono a dirsi, monche e atrofizzate dalla mancanza d'esperienza, dall'irrealtà materiale che riempie il vuoto quotidiano, parole come inchiostro nero di seppia, per nascondersi e non mostrare la nostra vera natura.
Addormentati avanziamo su cieche salite a cercare qualche frammento d'umano, il contatto caldo di qualche sguardo, la stretta verace sul ponte della comunione.
Riempirci la bocca con tanti nomi altisonanti e non vivere la realtà nella sua durezza, siamo stati depauperati di quella sensibile apertura al mondo nell'ottuso, claustrofobico spessore di pareti invisibili fatte di ipocrisia e mancanza di vero dolore e vera gioia, preferendo le mezze misure
la tiepida, grigia tinta delle abitudini.