Questo artiolo nasce come risposta a quanto pubblicato su La Nazione in data 20.06.2013

Riteniamo che quanto esposto sia stato un travisamento di quanto in realtà accaduto; infatti, nell'aprile 2013, Athos Frosini prima di iniziare la consueta seduta di allenamento con i suoi allievi, ha comunicato loro di aver deciso di interrompere con effetto immediato la propria attività, adducendo motivi di salute che gli impedivano di continuare. Il giorno seguente, il Presidente della società aveva un colloquio personale con Frosini, nel quale quest'ultimo ribadiva la propria decisione non nascondendo anche disapprovazione su alcune scelte gestionali del Consiglio, ma riservandosi, su richiesta dello stesso Presidente, qualche altro giorno per meditare se fosse davvero definitiva. Dopo un paio di giorni formalizzava la definitiva decisione di abbandonare il ruolo di allenatore. Non quello di direttore tecnico, dal quale si era già dimesso spontaneamente da più di un anno. Questa è la realtà dei fatti: nessuno tra i dirigenti della Ferrucci Libertas ha mai pensato di estromettere Frosini dalla società, ma è stato lui stesso, in tutta e completa autonomia, a scegliere di dimettersi dalla carica di direttore tecnico, allora, e da quella di allenatore, oggi. Ne è scaturita come conseguenza diretta, una immediata e non facile riorganizzazione interna dei corsi, anche e soprattutto in vista delle imminenti fasi nazionali del settore maschile e della squadra allenata da Frosini, con affidamento dell'incarico ad un nuovo allenatore. Vero è che dopo circa un mese dal nuovo riassetto, Frosini ha bussato ancora alle porte della società, dichiarandosi disponibile a riassumere entrambi i ruoli, sia quello di allenatore che di direttore tecnico. Il contropiede ha messo il Consiglio in una comprensibile posizione imbarazzante nei confronti, in primis di Frosini, e poi di tutti coloro che a vario titolo sono stati coinvolti nella riorganizzazione delle attività; sinceramente non ci siamo sentiti di fare un passo indietro nei confronti di nessuno, per motivi di serietà e di correttezza. Con serietà avevamo accettato le dimissioni di Frosini, anche con profondo dispiacere oltre che per la perdita tecnica, per i legami di stima ed affetto instaurati negli anni con Frosini. Anni difficili per la società, spesso ad un passo dall'imminente chiusura, scongiurata solo per l'impegno, la passione e la disponibilità dello stesso Frosini, che nessuno di noi smetterà mai di ringraziare e che resterà come esempio nella memoria storica della Ferrucci Libertas. Anni in cui spesso Frosini stesso ha manifestato in modo più o meno velato, la possibilità di un ritiro dai suoi ruoli sia per i problemi che affliggevano la società stessa, sia per motivi personali, di salute e legati all'età, ma nessuno dei membri del Consiglio ha mai pensato di rimuoverlo dagli incarichi conferiti, o di sostituirlo con altri; ciò è avvenuto solo dopo la sua libera scelta di dimissioni definitive. Ognuno è padrone di giudicare se, dinanzi ad un tardivo ripensamento, l'aver ritenuto più serio e corretto verso tutti non fare passi indietro può essere considerato un comportamento “ingrato, arrogante e privo di tatto e buon senso".

Per il Presidente e per tutta la Ferrucci Libertas le dimissioni di Frosini sono state una grave perdita, non solo per le indiscusse competenze tecniche di allenatore ma anche per tutte le energie profuse in ogni senso in tanti anni, spesso per la stessa sopravvivenza della società, che continuerà ad esistere grazie anche ai suoi preziosi insegnamenti che tutti noi metteremo a frutto affinché la Ferrucci Libertas possa proseguire con ancor più vigore.