PISTOIA

L’Italia è in fermento. Le elezioni sono ogni giorno sempre più vicine, e le forze politiche della Seconda Repubblica ungono laboriosamente la macchina elettorale per ottenere un posto al sole nel nuovo parlamento.A fianco a loro, complice forse la crisi di fiducia nella politica tradizionale, è sorta una quantità considerevole di piccoli partiti e movimenti che affondano le radici nella società civile e nel mondo delle professioni.

Pistoia -contrariamente al solito- è stata un buono specchio della situazione del paese, e nel giro delle ultime due settimane sono stati fondati prima il coordinamento provinciale di Italia Futura poi oggi, proprio ieri, si è presentato alla cittadinanza, lasciandole aperte le porte della nuova sede per tutto il giorno, “Fermare il Declino”, movimento politico che trova tra le sue persone più rappresentative il giornalista Oscar Giannino e l’economista Michele Boldrin.

Pur non avendo ancora chiarito se parteciperà alle prossime elezioni, Fermare il Declino (FilD, in sigla) si pone come una nuova forza liberista, in grado di risorgere dall’ultimo ventennio di appiattimento della destra italiana su una sola persona, e conta tra i suoi sostenitori (44.000 finora) molti professionisti, rappresentanti del ceto medio e imprenditori.

I sondaggi -quelli più ottimisti- posizionano Fermare il Declino attorno al 5% (con un 8% potenziale), ma quali sono i punti cruciali del programma di questo nuovo movimento?

In linea con la tradizione classica liberale, Giannino e colleghi propongono un taglio deciso della spesa sociale di 6 punti percentuali nel prossimo quinquennio, accompagnato da una riduzione forte della tassazione e liberalizzazioni di interi settori dell’economia nostrana.“E’ questa la ragione per cui tutto questo è stato fatto: -ha esordito Sandro Brusco, uno dei fondatori del movimento, che ha presenziato all’inaugurazione del coordinamento provinciale oggi in Corso Gramsci 42- abbiamo assistito per tutti questi anni a un dibattito finto, in cui la scena politica era dominata da due schieramenti che puntavano solo ad autogiustificarsi, e per questo hanno fatto sfaceli.”“

La spesa pubblica è aumentata costantemente dal ’92, e nonostante un buon avanzo primario l’unica soluzione trovata è stata aumentare le tasse, sia da destra che da sinistra. E la crisi economica è stata ancora più dolorosa perché già il paese era il declino. Bisogna aggredire il debito, vendere le imprese sotto il controllo dello Stato, ridurre la spesa pubblica e le tasse: così risolleveremo l’Italia dal caos”.

Dopo aver precisato di non essere intenzionati a demolire lo stato sociale (e dopo aver alluso alla vanità di promesse di improbabili abolizioni dell’Imu), fanno notare che loro le idee sulle riforme in campo economico sono molto chiare: chi sostiene FilD crede che la macchina burocratica Italia sia troppo grossa, costosa e non tuteli chi ha più bisogno d’aiuto per entrare nel mercato del lavoro, i giovani.

E ancora: “ Premiare il merito tra i dipendenti pubblici, promuovere liberalizzazioni e concorrenza anche nei servizi, eliminare i conflitti di interesse”.Insomma, i progetti messi in cantiere sono molti, e sul sito internet di Fermare il Declino è descritto piuttosto chiaramente anche come si intenderà agire per realizzare questi ambiziosi obiettivi.Non è altrettanto cristallino se e con quale altro partito il movimento ha intenzione di schierarsi; non ha appena ho accennato alla parola “alleanza”, Brusco ha subito storto il naso: “Credo che l’importante siano le idee, non con chi schierarsi. Noi condividiamo una certo progetto, una certa visione della politica e dell’economia, e chiunque decide di seguirla è ben accetto. Tuttavia non siamo disposti ad unirci per forza con qualcuno: se nessuno condividerà le nostre proposte allora correremo da soli”.

Come ha più volte ribadito Boldrin, “Non intendiamo diventare la ruota di scorta di Casini e dell’Udc e non si tratta nemmeno dell’ennesimo gruppetto di liberali alla ricerca di un carro su cui saltare. Il centro moderato, da quando esiste, non è altro che un luogo elettorale privo di contenuti e di proposte, definito solo dalla sua alterità tattica verso la destra o la sinistra ma continuamente tentato, proprio perché solo di tattica vive, ad allearsi con l’una o con l’altra”.

Alla presentazione hanno partecipato anche Giordano Masini, coordinatore regionale, e Fabrizio Volterrani, presidente del comitato di Fermare il Declino di Pistoia, con il quale abbiamo scambiato due parole sul futuro di FilD qui in città.

Quali progetti, quali novità proponete per Pistoia? Ovvero, cosa non vi piace di ciò che finora è stato fatto?

Noi, per ora, abbiamo tre passi da compiere: il primo è raccogliere le firme per proporci alle elezioni, il secondo è quello di fare un minimo di campagna elettorale e di fare una comunicazione sia sul nostro brand che sulle nostre idee, il terzo è arrivare alle elezioni e una volta lì cominciare ad integrare i 10 punti fondamentali del movimento. Inoltre interverremo sulla parte economica, mobilitando tutte le piccole e medie imprese del territorio pistoiese.

Vorrei la sua opinione riguardo le municipalizzate, le cosiddette “Utility”: privatizzazione o no?

Noi pensiamo essenzialmente che le attività a servizio pubblico diretto debbano essere privatizzate e che lo Stato controlli che l’erogazione dei servizi sia fatta nel migliore dei modi, anche perché le municipalizzate sviluppano solo e soltanto quello: il clientelismo.

Avete intenzione di schierarvi con qualche altro partito alle prossime elezioni comunali?

Spero solo e soltanto di essere soli: meglio soli che male accompagnati!

Non pensa che Pistoia, con la sinistra al governo da tanti anni e la principale forza politica di destra al 15%, sia un terreno piuttosto arido, difficile per un movimento come il vostro?

Sicuramente sì, ma i voti che sono arrivati a Matteo Renzi nelle primarie del Partito Democratico danno un’indicazione di massima molto forte e importante del territorio pistoiese. Pistoia sta cambiando, e noi cerchiamo di stimolare tutti i pistoiesi a cercare delle verità diverse nei movimenti politici. Bisogna ragionare al di fuori di quella che è la vecchia politica, sia locale che nazionale. Noi ci proviamo partendo dal basso, da movimenti come questo che partono da liberi cittadini che impegnano il loro tempo per la buona politica.

 Di Lorenzo Porciani